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Le origini della maglia vanno ricercate nel neolitico, quando l'uomo usava le dita per intrecciare fibre naturali. Nell'era del bronzo e del ferro arriveranno i primi veri aghi di metallo. E' più antica della tessitura e del cucito ed è il primo tentativo fatto per ottenere tessuti con cui coprirsi.
Le prime notizie sicure provengono dalle tombe egiziane dove gli abiti sacerdotali scolpiti o dipinti ricordano la lavorazione a maglia.
Alcuni storici affermano che, secondo la descrizione della tunica di Cristo riportata dal Vangelo: "questa era d'un pezzo, senza cuciture, tessuta senza interruzioni da cima a fondo." ...... Non si può trattare che di una tunica di maglia.
E di maglia erano i bikini delle ragazze romane raffigurate nei mosaici, di maglia erano le corazze metalliche di gladiatori e legionari. Saranno i marinai fenici, egizi e siriani che provvederanno alla sua diffusione proprio come faranno, secoli dopo, altri marinai che la porteranno ancora più lontano, fino alle coste inglesi e di lì nel nuovo mondo. Sono state trovate sculture che risalgono al IV secolo a.C. che hanno fatto ipotizzare che il lavoro a maglia fosse ormai entrato nella vita quotidiana, come dimostra una statua greca, nel Museo del Partenone ad Atene, che sembra indossare un maglione come quello dei nostri tempi. Dal V secolo a.c. al XII secolo d.c. si preferiva la lavorazione a coste: 3 diritti e 3 rovesci oppure 7 diritti e 7 rovesci attribuendo a questi numeri e quindi alla maglia poteri magici. In Egitto, a Bahnasa , sono stati trovati numerosi capi lavorati a maglia che si fanno risalire al IV e al V secolo.
La città di Bahnasa era in quel periodo abitata dai Cristiani Copti, che erano scampati all'invasione degli Arabi e che avevano trovato rifugio presso i monasteri delle coste e delle isole irlandesi, come testimoniano i simboli copti e altri disegni tipici del periodo egiziano innestatisi sulla tradizione locale, fondendosi con i motivi celtici della regione. E così, grazie ai Santi ed ai monaci irlandesi, i disegni furono trasportati alle isole Aran e lì utilizzati nella realizzazione dei maglioni "irlandesi".
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In queste zone la maglia perse la vivacità dei colori, ma acquistò il rilievo nella straordinaria varietà di punti che, eseguiti con la grossa lana non ritorta e non tinta delle isole Aran , riprodussero i più importanti disegni simbolici. Quando il segreto di questi punti uscì dalle celle dei monaci e furono insegnati ai pescatori, essi divennero altrettanti simboli delle famiglie locali e ogni clan , aveva il suo riferimento in una serie di punti. Quando due gruppi, attraverso il matrimonio, si imparentavano, la nuova famiglia ereditava i punti dei due clan di provenienza e in questo modo i punti Aran si diffusero nelle famiglie irlandesi.
In questa regione ad eseguire i maglioni erano gli stessi pescatori, mentre alle mogli veniva delegato solo il compito di filare la lana. Ogni famiglia o villaggio aveva il suo proprio motivo. Saranno le stesse maglie ad aiutare nell'identificazione delle vìttime del mare. Molto simili ai punti dei maglioni delle isole Aran, sono quelli dei maglioni Guernsey con la differenza che sono eseguiti, invece che con lana grossa, con lana sottile di colore scuro e basati sulla diversa combinazione dei diritti e dei rovesci dove l'effetto del rilievo è appena accennato. I motivi dei maglioni delle isole Shetland , lavorati nei colori naturali delle terre, dal panna al marrone scuro, sono maggiormente stilizzati e accostati ai motivi significativi delle terre scandinave come la stella di ghiaccio e la felce.
Il filato utilizzato era quello della lana , ma durante l' epoca romana e anche per tutto il medioevo si usò il filo di ferro per realizzare le maglie delle armature dei soldati Quando, in epoca più avanzata, venne importata la seta dall' Oriente , questa divenne il tipo di filato preferito dai papi e dai re . Vennero realizzati capi molto preziosi arricchiti spesso da fili d'oro che si univano al filato di seta.
Anche se il lavoro a maglia non ebbe origine in Gran Bretagna , qui esso fu sempre tenuto in grande considerazione ed ebbe un fortissimo sviluppo.
Elisabetta I, ricevuto in dono un paio di calze lavorate nell'isola di Jersey, contraccambierà concedendo agli isolani di esportare i loro prodotti in Inghilterra senza pagare dazio. Questo provocherà una intensa produzione di lavoro a maglia che, già nel 1606, un nuovo decreto governativo vieterà di sferruzzare durante la stazione del raccolto per evitare che le campagne vengano abbandonate.E' in questo periodo che William Lee inventerà la sua prima macchina da maglieria che però non avrà subito grande successo. La regina Elisabetta I impedì che sotto il suo regno venisse utilizzata e l'inventore dovette emigrare in Francia.
Il lavoro a maglia veniva infatti visto come un aiuto per sconfiggere povertà e la delinquenza tra le classi meno abbienti. Si aprirono scuole dove si potevano contare 200.000 agucchiatori con una produzione annua di 20 milioni di calze.
Per quasi 200 anni i telai da aguglieria dovranno lottare contro il lavoro manuale più adattabile alle richieste del mercato. Questo lavoro veniva fatto principalmente da donne, vecchi e bambini che, continuando a lavorare la terra, potevano produrre un paio di calze a settimana arrotondando così il magro salario.
Ma il progresso incalzava e il fratello del reverendo Lee ripropose con maggior successo l'uso della macchina per maglieria e già alla fine del 1600 si possono annoverare numerose macchine per maglieria nella zona di Nottingham.
Alcuni francesi, inviati appositamente a Nottingham per carpire il segreto della nuova macchina riuscirono a ricostruire perfettamente il modello e, verso la fine del 1700 , Joseph-Marie Jacquard riuscì a perfezionarla inserendo la possibilità di utilizzare più colori contemporaneamente.
Jacquard divenne famoso, tanto che il suo nome, a tutt'oggi, sta ad indicare non solo il suo modello di macchina, ma anche i punti a più colori lavorati a mano.
Uno tra i più antichi documenti sulla diffusione della maglieria in Italia è il canto di Carnevale della Firenze rinascimentale. Sarà un attrice della compagnia di Moliere ad utilizzare per prima sulla scena pantaloni in maglia per essere più libera nei movimenti.
Nella metà del 700 arriverà il cotone, prima poco usato perchè importato da paesi lontani e difficile da filare a casa Sempre bianco verrà utilizzato per copriletti, calze, pizzi e corpetti. Nasce la cuffietta di cotone bianco che diventa parte fondamentale del costume contadino e si realizzano berretti di ogni varietà. Vengono utilizzati i punti traforati e leggeri simili a veri e propri merletti. Nell'Inghilterra del 700 il lavorare a maglia veniva insegnato come virtù cristiana e si incominciava a lavorare a 4 anni, mentre la rivoluzione francese vedrà la tricoteuses in prima fila nelle esecuzioni dei nobili ghigliottinati.
Nel 700 a Vienna nasce la moda di infilare delle perline colorate nel cotone bianco lavorandole sempre sul diritto del lavoro in modo da formare dei disegni simili a piccoli arazzi.
Nel 1800 ci sarà il proliferare di telai da maglieria ormai molto perfezionati ed il lavoro manuale, non più competitivo, diventerà a poco a poco un passatempo. Le signore della borghesia sferruzzeranno pegni d'amore, borsette trapuntate di perline, puntaspilli e scialli. Ci si veste ancora di maglia, ma verrà realizzata solo quella sportiva come costumi da bagno, calze e mutandoni realizzati a macchina, mentre i capi per i bambini sono realizzati a mano.
Durante la 1° guerra mondiale le donne sferruzzavano per i soldati al fronte: sarà una vera mania ed una schiera di mamme e fidanzate scaricheranno la loro apprensione lavorando anche sul tramvai ed a teatro, calde moffole e berretti per i loro uomini lontani. Ma negli anni Venti arriveranno Elsa Schiapparelli e Coco Chanel che vestiranno le dame di casacche di maglia e abiti di jersey.
La diffusione della pratica sportiva incrementa l'uso della maglia come indumento pratico e comodo. Al cinema, grandi dive indosseranno maglie e maglioni, eroi vestiranno maglie nere a collo alto e persino nei fumetti Charlie Brown dirà che "Felicità è indossare un maglioncino tutto pelo". Negli anni 70 ci sarà un rinnovamento di stile: nasceranno gli stilisti e vedremo i primi kits di Patricia Roberts inviati a casa per posta ed i colori inconfondibili di Kaffe Fassett. Oggi non si sferruzza più per dovere ma per piacere e così non si realizzano più difficilii calze, ma colorati maglioni.
" Cento bei ricordi sono legati a questo vecchio pullover, la sua lana secca e grigia profuma di venti montani, di neve e di Fohn, della resina di abeti e di cembri dei boschi montani penetrati a fatica dal sole, di orme di volpe, di colazioni allegre e affamate durante le passeggiate..." Herman Hesse 1926
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